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La Giacoma

 

Avevo deciso che sarei nata il 19 Marzo 1975, festa di San Giuseppe e festa del papà; mi sarei così presentata come la sua  bambina, e gli avrei preparato uno scherzo, perche’ aspettava un maschietto.
I miei riferimenti territoriali sono molteplici, nata a Londra, sono vissuta a La Spezia in un piccolo borgo che si affaccia sul Golfo dei Poeti, dove il piccolo panificio di San Venerio sfornava la mitica focaccia ligure profumando i carruggi della zona.

Terminate le superiori, c’è stato un cambiamento nella vita mia e della mia famiglia.
Io m’ iscrivo a Giurisprudenza all’Università di Parma e i miei genitori decidono di trasferirsi in Sardegna in Ogliastra, terra allora selvaggia ma non avara.
Per arrivare allora a Marina di Tertenia, bisognava possedere il buon umore degli alpinisti, comprendere e sentire l’ambiente, gli aspetti di un paesaggio vario e ricco di profumi.

La nostra casa circondata da alberi da frutto, da ulivi, mirti, querce, aranci, limoni, dietro aveva a protezione una collina, che si profilava nel cielo, mentre davanti si apriva la vista sul mare.

La mattina era il risveglio per tutti, nell’orto c’era il via vai di chi raccoglieva zucchine, cetrioli, peperoni, mentre io mi occupavo dei pomidoro, piselli e fagiolini.

Il papà provvedeva alle insalatine e al basilico; in quelle ore mattutine eravamo tutti tranquilli, la cucina nei periodi estivi, diventava il laboratorio che trasformava al meglio questi prodotti freschi che la terra ci regalava.

Se l’animo era l’orto, il cuore era la cucina!

L’aspetto della tavola, il sapore del cibo, l’abbondanza e la qualità determinavano l’anima dei commensali, che attraverso le loro origini diverse riuscivano a contaminare i vari piatti.
Nonna Nella con il suo minestrone, fatto rigorosamente con le tagliatelle e la “mescola”, Gina, l’amica fidata , produceva in piena estate anche 100 bomboloni, fritture di pesce, il porceddu che scoppiettava nel grande camino esterno, occupava mio padre per ore ed ore come fosse davanti agli altiforni.