La casa baciata dal sole, la casa fortino,la casa aperta a tutti,la casa dei miei ricordi, dei miei sogni e delle miei speranze.
Cinque mila metri di terra era circondato l’abitato, dove dominavano il vigneto, la coltivazione dei pomodori a livello industriale e l’agrumeto con la sua fragranza.
Dietro la casa c’era il brolo con piante di albicocche , pesche, cedri e un bananeto.
Ma l’anima di tutto era l’orto delimitato da un’alta recinzione e cancellino con sicura a cui mio padre si dedicava con passione e religioso impegno.
Un impianto idrico che poteva sfidare quelli israeliani, irrorava zucchine, carote, salvia, prezzemolo, tutti i tipi d’insalata fina, compresa la rucola di fama afrodisiaca,il basilico le cui pianticelle arrivavano da Genova doveva essere raccolto da lui stesso per non essere rovinato.
Rosmarino,timo, origano che emanavo profumi intensi ed inebrianti e fiori di zucca raccolti al mattino presto e consegnati a mia madre a mazzetti come fossero rose di Baccarat.
Se l’animo era l’orto, il cuore era la cucina ed il portico con un tavolone che poteva ospitare dalle 30 alle 40 persone.
L’aspetto della tavola, il sapore del cibo, l’abbondanza, la qualita’ determinavano l’anima dei commensali.
Nonna Nella con il suo minestrone fatto rigorosamente con le tagliatelle e la “mescola”, Gina, l’amica, produceva in piena estate anche 100 bomboloni, fritture di pesce, il porceddu che scoppiettava nel grande camino esterno, occupava mio padre per ore ed ore come fosse davanti agli altiforni.
Davanti a tutto questo nasce il progetto culinario La Giacoma